È sempre lei. Annuccia. Anna Bianchini. Che appare e riappare in tante e grandi tele di Michelangelo Merisi. Annuccia dai capelli rosci, dai capelli rosci e lunghi. La pelle bianca bianca e il viso malinconico. Una santa e una prostituta. Quadro-modella e cortigiana. Nasce toscana nel 1579 e muore romana. Una romana morta a venticinque anni annegata nel Tevere, non si sa se per omicidio o suicidio, ed è a venticinque anni che viene ritratta per l’ultima volta nella Morte della Vergine. Anna la prostituta Vergine è stesa su un letto con le gambe un po’ scoperte e un pancione gonfio come fosse incinta, circondata da uomini e donne piangenti, o meglio santi e sante piangenti. Sopra di se’ ha un telo rosso rosso, rosso fuoco come il suo vestito che stona ancora di più con il colore della pelle cadaverica.
Orrore però, perché l’iconografia è troppo scandalosa per la committenza cattolica e così invece di essere appeso sulla parete della Cappella della famiglia Lelmi, nella Chiesa di Santa Maria della Scala a Roma, dove doveva essere appeso, viene mandato allo sfacello, al macello, alla distruzione. Ma c’è un salvatore redentore di nome Pieter Paul Rubens, ammiratore caravaggesco, che acchiappa il quadro e lo porta a Parigi, città in cui tutt’oggi è custodito. Ma tutto questo Anna non lo sa. Tutta la storia di lei, di come viene ritratta e di che fine fa il bel quadro non la sa perché è già morta. Mentre nella Maddalena penitente, nel Riposo durante la fuga in Egitto, e in Marta e Maria Maddalena, anni in cui Anna non è nemmeno ventenne, Caravaggio la fa posare per lui, bella viva e lucente, pagnottina e da prendere a morsi,
nel 1604 la ritrae scheletrica cadaverica. Pare addirittura che per evitare di rischiare di tradire il suo realismo creativo vada a ripescare il cadavere gelato e raffermo della ragazza nel Tevere per poterla ritrarre, aggiungendo al tutto il pancione gonfio sotto la veste rossa rossa. Eppure Annuccia non era incinta quando morì, a meno che non si sia suicidata per davvero dopo aver scoperto di essere incinta. O magari Caravaggio non ha ripescato nessun cadavere, ma era solo tanto sconvolto dalla morte di Anna che appena la committenza ha scandito le parole “Morte Vergine”, Michelangelo aveva già la faccia e il corpo di lei impressi nella mente. Impressi nella mente perché Annuccia pare fosse la sua preferita. Tra tutte le prostitute, e a Roma nel cinquecento ce ne erano tante, Annuccia è diventata la sua preferita dopo averla incontrata in un’osteria in Campo Marzio. Una roscia bassina e fumina sempre in mezzo ai bordelli. Diventata cortigiana a dodici anni, modella poco dopo, Vergine e Maddalena, adesso famosa più o meno in tutto il mondo. Presenza imponente al Louvre, a Galleria Doria Pamphilj e all’Institute of Arts di Detroit. E se non si avessero il tempo o i soldi per andare a vederli esistono le mostre o i film che s’impegnano a parlarne. Esistono mostre da cui nascono film. Esistono fenomeni come Dentro Caravaggio, la mostra che ha ospitato 420mila visitatori e da cui nasce l’ultima opera d’arte cinematografica Dentro Caravaggio appunto, in uscita adesso al cinema il 27, 28 e 29 maggio.
Esistono capolavori, creazioni e produzioni che rendono le sue Annucce e muse e santi e finti santi alcuni dei personaggi più conosciuti al mondo.