Tracey Emin si racconta in How it feels.

Tracey Emin, How it feels, 1996

Tracy Emin (Regno Unito, 1963) l’artista britannica che mostra le parti più intime di sé, che affronta temi come l’emancipazione, la femminilità, l’amore e la perdita, si racconta di nuovo. Nel 1996 racconta l’idea di maternità e l’aborto, cosa abbiano significato per lei nella primavera del 1990. Lo fa in un film, un racconto, un documentario: How it feels. Cosa si prova.

Sa che ci sono altissime probabilità di non poter avere bambini nella sua vita. è quello che le hanno sempre detto. È a Londra, seduta sugli scalini fuori da una chiesa bianca con le porte blu. Il suo medico esercita lì dentro. Un giorno, in primavera, le comunica che è incinta di 3 settimane. Lei vuole abortire e lui le mostra la foto di un bambino, le dice che sarebbe una mamma fantastica e che non firmerà il foglio per autorizzarla a farlo.

“Was it unfair?” è stato ingiusto? Chiede chi la intervista nel film. 

“Non è questione di giusto o sbagliato, è questione di quello in cui credi. Se io non ci credo, non impormi quello in cui credi tu. Lo ha fatto e questo è imperdonabile”. Il medico è un uomo, appartiene a un contesto sociale, sessuale e di genere completamente diverso da Emin, eppure ha scelto per lei. 

L’artista cammina per la città. è arrabbiata. riflette sulle sue parole e azioni e su quelle del dottore.

“Se lui avesse firmato quel foglio, è vero che un giorno, guardando indietro, avrei potuto urlargli ‘perché lo hai fatto?’Ma oggi urlo ‘perché non lo ha fatto’. Perché non era una decisione che spettava a lui”.

Nel video si vede l’artista che continua a camminare, si ferma in un parco e da’ da mangiare a uno scoiattolo, si guarda intorno e osserva gli alberi e gli altri bambini.

Qual è la cosa bella di avere un bambino secondo te? “L’amore” risponde, “se hai tanto amore da dare e non sai a chi darlo, oppure non lo ricevi indietro, rischi di impazzire. Con un bambino, che è parte di te, avresti amore per sempre. Ma hai anche a disposizione un mondo intero a cui dare amore, non hai bisogno di qualcosa che sia parte di te per farlo”.

Alla fine del film, Tracey racconta dell’aborto che infine è riuscita ad avere in una struttura a Londra. “è stato uno sbaglio, ma il migliore della mia vita” dice nel film.

Nel corso della sua carriera insiste spesso sull’importanza dei diritti e di questo in particolare, vissuto sulla propria pelle. Mai lo tratta con superficialità o come se fosse una decisione da prendere senza esitazioni. Parla di sensi di colpa, di cuore spezzato e di come sarebbe potuta essere la sua vita se la scelta fosse stata diversa. In questo video di 22 minuti e 33 secondi Tracey Emin racconta How it feels. Cosa si prova a scegliere. A scegliere per se stessi e per la vita di qualcun altro. 

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