Sophie Calle in 3 opere.

Sophie Calle. Nasce a Parigi il 9 ottobre 1953 e negli anni ’70 inizia a fotografare. Non sapeva cosa farne della sua vita e così comincia. Insegue, osserva, fotografa. L’arte di Sophie Calle è osservare.

Sophie Calle (9 ottobre 1953, Parigi)

Les dormeurs (1979)

Sophie Calle, Les Dormeurs, 1979

Sophie Calle, Les Dormeurs, 1979

29 persone in 8 giorni. 29 persone che in otto giorni dormono nel letto della Calle mentre la Calle li riprende con i suoi scatti. È questa l’opera che presenta nel 1980 alla Biennale di Parigi e che la fa entrare nel mondo dell’arte. Una quantità infinita di fotografie di persone che dormono nel suo letto. Inconsce, l’artista le osserva e per ogni ora di sonno scatta una foto. Osserva chi non sa di essere osservato. E chi incosciente non si osserva nemmeno da solo. Non c’è niente di manipolato o controllato e programmato nel sonno dei soggetti. Nessuna posa e nessun respiro e nessun occhio aperto che guarda altrove. Eppure l’osservazione della Calle manipola il tutto, mostrando quello che lei vuole mostrare, degli altri.

Sophie Calle, Les Dormeurs, 1979

Voir la mer (2011)

Sophie Calle, Voir la mer, 2011

Sophie Calle, Voir la mer, 2011

Noi non possiamo vedere quello che vedono loro come lo vedono loro. Non possiamo vederli in un primo momento e in quel momento lì, in cui guardano quello che stanno guardando. Perché sono girati di spalle e con riservatezza. C’è una donna con un velo sui capelli, quattro bambini, un uomo con delle stampelle, un uomo con un cappello rosso e altri abitanti di Istanbul. Tutti di spalle. Sono tutti abitanti della periferia di Istanbul che guardano il mare per la prima volta e tutti di spalle. Come se l’artista avesse voluto lasciare per loro il momento più importante e riprendere i loro occhi in un secondo momento. Dopo aver visto quello che hanno visto. Lasciando lo spettatore interrogarsi su quanto quello sguardo sia cambiato tra l’uno e l’altro momento. E quanto sarebbe stato diverso se non fosse stato ripreso.

The Shadow (1981)

Sophie Calle, The Shadow, 1981

Calle chiede a sua madre di assumere un investigatore che la segua durante la giornata e le scatti delle foto. Senza dare altre indicazioni. E così accade. L’artista viene fotografata quando esce di casa e quando guarda una vetrina e quando si siede a bere un caffè durante la sua giornata. Sa di essere osservata e seguita e fotografata, ma non sa come e non sa quando. Creando una sorta di conscio e inconscio nell’opera che paradossalmente non è nemmeno sua, ma dell’investigatore che sta scattando quello che vuole e come e quando vuole. Con lo spettatore che continua a chiedersi cosa ci sia di vero in quegli scatti. Avrebbe fatto le stesse cose se non fosse finita su degli scatti visti da migliaia di persone? Forse poco importa perché forse scatti o non scatti, in quello che si fa, quando lo si fa, si spera sempre di essere notati.

 

Rosachiara Pardini

 

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